Il Donbass, una regione posta nel Sud-Est dell’Ucraina, rappresenta ad oggi il principale teatro di scontri tra Russia ed Ucraina. L’invasione russa è iniziata il 24 Febbraio, dopo pochi giorni il riconoscimento delle due repubbliche separatiste situate in questa zona. L’obiettivo della cosiddetta “operazione speciale” è passato dalla presa rapida della capitale ad un combattimento a bassa intensità lungo questa importante regione contesa.

Gli scontri in questa regione sono iniziati ben prima di quest’anno. Nel 2014 avvenne l’effettiva creazione delle due Repubbliche popolari di Luhansk e Donetsk, le quali tuttavia non furono mai riconosciute da nessuno Stato sino al periodo recente. Per evitare una guerra di dimensioni maggiori si optò di siglare i due cosiddetti “Accordi di Minsk” che di fatto immobilizzarono la questione senza risolverla.

Per quale motivo il Donbass rappresenta un obiettivo così essenziale per Russia ed Ucraina?

Vi risiedono innumerevoli ragioni politiche, militari ed economiche.

Come dimostrazione della sua rilevanza, la Russia sta intensificando gli sforzi per conquistarla interamente negli ultimi giorni. La notevole presenza di russofoni e la conseguente salvaguardia che Mosca vorrebbe affidargli ne sono la motivazione politica che perdura dal 2014.

La creazione del corridoio fra Rostov e la Crimea fungerebbe da mezzo per evitare contrattacchi ucraini dalla direttrice settentrionale. Con la conquista di Mariupol e dell’area più a Nord, verrebbe garantito questo principio. Inoltre, la penisola sul Mar Nero possiede serie difficoltà di approvvigionamento elettrico e idrico ed è per questa ragione che Putin necessita di questo territorio costiero che si affaccia sul Mar d’Azov, garantendosi un canale diretto con la madrepatria.

Mariupol rappresenta il secondo porto per rilevanza di tutta l’Ucraina ed ha la possibilità di far ormeggiare navi cargo. Ottenendo la città costiera, la Russia diverrebbe proprietaria di giacimenti di gas offshore nel mare d’Azov e di diversi depositi di rocce bituminose sulla terraferma dalle quali si estrae il gas di scisto. Trattandosi di un bacino esplorato parzialmente, non si è a conoscenza della quantità esatta delle risorse situate.

I numeri del Donbass

Vi risiedono altre ragioni economiche assai rilevanti: Il Donbass è ricco di miniere per l’estrazione del carbone, di ferro, ma anche metano, manganese, cobalto e quei metalli rari che sono sempre più preziosi per lo sviluppo tecnologico.

Un aspetto da considerare è che in tutto il Donbass vengono estratte circa 23-24 milioni di tonnellate di carbone all’anno. Di queste, nelle due autoproclamate repubbliche controllate da Mosca già da otto anni, ben 18 milioni. E’ evidente quindi come le aree più redditizie siano già in mano russa.

Nel 2013, le province di Donetsk e Luhansk rappresentavano quasi il 16% del PIL dell’Ucraina, seconde solo a Kiev, ma negli ultimi otto anni la produzione di carbone è diminuita di quasi tre volte.


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