In collaborazione con il blog Inimicizie, presentiamo ai lettori un articolo ben fatto e esplicativo su quanto accaduto al Nord Stream nei primi d’ottobre.


Il 27 settembre 2022 iniziano a circolare immagini di un “geyser” nel Mar Baltico; un geyser che molto presto si scopre essere frutto di un’enorme fuga di gas nel gasdotto Nord Stream e nel suo nuovo ramo (completato ma mai certificato) Nord Stream 2.

Un’immagine più chiara di cosa sia successo inizia a delinearsi nelle primissime ore dalla scoperta del “danno”: Il centro sismologico svedese afferma di aver rilevato esplosioni sottomarine equivalenti a 100 kg di tritolo, e il ministro degli esteri danese afferma che sia improbabile si tratti di un fatto accidentale.
Non tardano ad arrivare le prime dichiarazioni dal profumo “politico”: “Thank you, USA“, twitta l’ex ministro degli esteri polacco, Radek Sikorski.

Passano i giorni, e continuano ad arrivare dichiarazioni ufficiali secondo cui il danno causato ai gasdotti sia di natura dolosa.
La domanda a questo punto è una sola: Chi ha sabotato Nord Stream e Nord Stream 2?

E’ opinione di chi vi scrive che il recente sabotaggio dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 sia stato un’azione ad opera di angloamericani, polacchi o ucraini.
In mancanza di prove concrete si può sostenere qualsiasi altra tesi, come quella che i russi abbiano bombardato – in un mare altamente presidiato dalla NATO – un gasdotto da miliardi di dollari, di proprietà al 51% russa, dal valore economico e geopolitico (fornire gas alla “vecchia europa” bypassando i paesi ostili Ucraina e Polonia, creando la possibilità di una pace separata) inestimabile, commettendo un atto di guerra contro un paese – la Germania, il più filorusso tra i paesi dell’Unione Europea – parte di un’alleanza nucleare per non ottenere nessun vantaggio tangibile, o comunque non ottenibile con azioni meno fantasiose (ad esempio chiudere la valvola del Nord Stream che si trova a Vyborg, in Russia).

Il danno al gasdotto Nord Stream visto da un velivolo dell’esercito danese
Il danno al gasdotto Nord Stream visto da un velivolo dell’esercito danese

Per cercare di capire chi abbia sabotato il gasdotto Nord Stream – seguendo un ragionamento più semplice – possiamo innanzitutto guardare a chi, come gli USA ha chiaramente suggerito, e minacciato, nel tempo, a più riprese, che l’avrebbe fatto… per poi definire il bombardamento di un’infrastruttura vitale di un paese alleato una “tremenda opportunità strategica“: Emblematiche sono le parole del Presidente Biden “Non ci sarà più un Nord Stream 2, saremo in grado di farlo“, o quelle di Victoria Nuland (architetto del golpe dell’Euromaidan che diede inizio alla guerra del Donbass) “In un modo o nell’altro, metteremo fine a Nord Stream 2“.
Gli USA perseguono una chiara e dichiarata strategia, da ben prima del febbraio 2022, di sabotaggio dei legami energetici tra Germania e Russia, per mantenere il controllo politico-militare sull’UE, aumentare la dipendenza dell’Europa da Washington anche dal punto di vista industriale. Una strategia che è esplicitamente imperniata sul sabotaggio di gasdotti che scavalchino il cordone sanitario: Prima il South Stream verso l’Italia e poi il Nord Stream verso la Germania.

Possiamo guardare al paese capofila del cordone sanitario angloamericano dal Baltico al Mar Nero: La Polonia.
In Polonia, il giorno seguente alla scoperta del sabotaggio del gasdotto Nord Stream, si inaugura un nuovo gasdotto norvegese. La Polonia si propone come nuovo hub energetico dell’UE, ed il messaggio è chiaro.
Tre settimane dopo il sabotaggio del Nord Stream, in Polonia viene danneggiato anche l’oleodotto Druzhba, che porta petrolio russo in Germania.

In conclusione, per cercare di capire chi abbia sabotato Nord Stream e Nord Stream 2, possiamo guardare a chi abbia più occhi, orecchie e strumenti militari nel Mar Baltico, a chi possa permettersi di commettere atti di guerra contro i propri “alleati” senza venire pubblicamente accusato o denunciato.

Chiedendoci cui prodest – a chi giova – e chi aveva i mezzi per farlo senza essere scoperto, la risposta che emerge è questa: Gli Stati Uniti o qualcuno con il loro appoggio, come Polonia, Ucraina o Regno Unito.

BORNHOLM 2021

Per fare ulteriore luce su un possibile coinvolgimento polacco nel sabotaggio di Nord Stream, ricordiamo anche una serie di eventi ai più sconosciuti.
La ricostruzione è di John Helmer – un personaggio, va detto, piuttosto particolare – e riguarda un comunicato dell’allora portavoce di Nord Stream, Andrei Minin, datato aprile 2021.
In questo comunicato, Minin elenca una serie di azioni militari e civili polacche atte – a suo dire – a sabotare la costruzione del gasdotto. Proprio al largo dell’isola danese di Bornholm, dove Nord Stream è stato oggi fatto esplodere.
Per diversi di questi casi esiste anche la prova video, come nel caso dello schianto di un peschereccio polacco, intercettato da una nave cargo russa mentre – spento il transponder – si dirigeva in rotta di collisione con la nave posatubi Fortuna.

Traduco e riporto le parti rilevanti del post originale:

THE BORNHOLM BASH, THE BALTIC BLUFF, THE BLINKEN BLINK – THE RETREAT OF FORCE FROM WAR

John Helmer, aprile 2021

Tutto inizia il 28 marzo, nelle acque della Zona economica esclusiva danese al largo dell’isola di Bornholm, un territorio danese occupato dalla Germania durante la Seconda guerra mondiale e poi dalle forze sovietiche tra il 1945 e il 1946. L’isola dista meno di 100 chilometri dalla costa svedese a nord, dalla costa polacca a sud e dalla costa tedesca a sud-ovest. Per un certo periodo, il governo di Mosca dichiarò che se la Danimarca avesse stazionato truppe sull’isola, ciò sarebbe equivalso a una dichiarazione di guerra. La politica è stata modificata per accettare una guarnigione danese per l’autodifesa, ma non forze americane o di altri Paesi della NATO. Un attacco militare a una nave russa in quest’area è ancora un casus belli.

L’isola di Bornholm, al largo della quale è stato sabotato il gasdotto Nord Stream

Il 1° aprile, Kommersant ha riportato il resoconto dettagliato del portavoce di Nord Stream Andrei Minin, citato per primo dall’agenzia di stampa statale RIA Novosti. [linko la versione inglese dell’agenzia Interfax N.d.R.]:

Stiamo parlando di provocazioni chiaramente pianificate e preparate con l’utilizzo sia di pescherecci che di navi da guerra, sottomarini e aerei al fine di ostacolare la realizzazione di un progetto economico. Si tratta probabilmente del primo caso di questo tipo senza precedenti nella storia

Andrei Minin, portavoce Nord Stream

Secondo Minin, il 28 marzo un sottomarino non identificato è emerso nella zona di sicurezza della nave posatubi Fortuna (per la durata dei lavori è stata istituita una zona temporanea ristretta di 1,5 miglia) a una distanza inferiore a un miglio. Dato che le linee di ancoraggio della Fortuna si trovano a una distanza superiore a un miglio, le azioni del sottomarino avrebbero potuto mettere fuori uso l’intero sistema di posizionamento delle ancore della nave posatubi, causando danni gravissimi al gasdotto”, ha dichiarato. Come aggiunge il portavoce di Nord Stream 2 AG, il 29 marzo una nave da guerra della Marina polacca (numero tattico 823) ha effettuato manovre intorno alla Fortuna. A causa di ciò, la nave di supporto [russa N.d.R.Lifeguard Karev ha dovuto seguire una rotta parallela, accompagnando la nave da guerra. Secondo le informazioni disponibili al pubblico, sotto questo numero nella Marina polacca è registrata la nave da trasporto militare Krakow, costruita nel 1990, che può svolgere anche la funzione di posamine.

Inoltre, “nella seconda metà di marzo è aumentato il numero di voli di aerei stranieri sulla flotta di posatubi“, ha dichiarato Minin. In particolare, l’aereo antisommergibile polacco PZL-Mielec M-28B1 Rbi sorvola regolarmente l’area di lavoro a bassa quota e a distanza ravvicinata dalla nave posatubi”.

Il 22 febbraio, durante la posa di un tubo a sud dell’isola danese di Bornholm, il peschereccio polacco SWI-106 è entrato nell’area protetta dei lavori. I tentativi di stabilire una comunicazione radio con esso non hanno avuto successo“, ha dichiarato Minin. La nave da rifornimento Vladislav Strizhev “è stata costretta a deviare la rotta; di conseguenza, la SWI-106 ha avuto una collisione con la nave Vladislav Strizhev. Dopo la collisione, il capitano del peschereccio si è messo in contatto e ha ammesso la sua colpa nell’incidente. ‘Attraverso il consolato russo in Germania, è stata inoltrata una protesta marittima per questo incidente’, ha detto il manager di Nord Stream 2 AG“.

Il 30 marzo, di notte, due oggetti sono apparsi sul radar della nave Lifeguard Karev nelle immediate vicinanze della nave. Il primo si muoveva verso la Fortuna, non rispondendo alle chiamate sui canali radio. La Lifeguard Karev iniziò a muoversi verso l’oggetto su una rotta intersecante utilizzando i fari della nave. Si è scoperto che si trattava di un peschereccio che ha cambiato rotta senza mettersi in contatto radio. Anche la seconda nave, che circolava a sud-ovest della Fortuna, si è allontanata senza rispondere alle chiamate radio“.

RIA Novosti ha pubblicato fotografie e filmati di due navi da guerra della Marina polacca vicino al Fortuna, di un sorvolo da parte di un aereo della Marina polacca e del sottomarino non identificato, in superficie.

La risposta ufficiale del comando operativo militare polacco è stata che non c’è stata alcuna minaccia di attacco: “La Marina polacca non svolge alcuna attività provocatoria e svolge i suoi compiti statutari in conformità con il diritto internazionale. Gli aerei M-28B Bryza effettuano regolarmente voli di pattugliamento e ricognizione nell’area del Mar Baltico“.

Comunicato della marina polacca, che smentisce le accuse di Gazprom riguardo a tentativi di sabotaggio nei confronti del gasdotto Nord Stream 2

Nei giorni successivi non si sono ripetuti gli incontri ravvicinati, né in mare né in aria. Al contrario, il portavoce dei servizi segreti polacchi e del Ministero degli Interni, Stanislaw Żaryn, ha lanciato una serie di accuse sul suo account Twitter. Secondo Zaryn, la divulgazione pubblica degli impegni russi nel Baltico ammontava ad una “guerra informazionale” intesa come “pretesto per lanciare attività volte a rafforzare la presenza militare nella regione baltica“. Ha poi proseguito: “Il #Nord Stream2 può essere usato dalla #Russia come pretesto per il dispiegamento delle sue forze navali lungo il percorso del gasdotto. Questo potrebbe portare a una parziale chiusura del Mar Baltico“.

Il gasdotto Nord Stream 2 è una “aggressione” russa

Zaryn su Defense News, 31 marzo 2021

Se costruito, il Nord Stream 2 rappresenterà una minaccia per l’Occidente. Esiste il rischio che l’infrastruttura utilizzata per posare il gasdotto russo sotto il Mar Baltico possa consentire al Cremlino di dispiegare dispositivi di sorveglianza… Altrettanto rilevante è il rischio che la Russia possa un giorno dispiegare le sue forze navali lungo il gasdotto con un pretesto di sicurezza nazionale, rendendo gran parte del Mar Baltico innavigabile, anche per le navi metaniere, le navi da carico, le marine dei Paesi che circondano questo specchio d’acqua e le forze marittime della NATO. In uno scenario del genere, il potenziale di escalation è chiaro“.

Le operazioni polacche a sud di Bornholm hanno seguito l’esplicito avvertimento che il Segretario di Stato americano Blinken aveva annunciato in occasione di una riunione della NATO a Bruxelles il 23 marzo.

Dal 28 marzo, quando è iniziata l’operazione polacca in mare, nessun funzionario del governo tedesco ha risposto pubblicamente [Qua viene subito a mente il “silenzio assordante” di Scholz a fronte del sabotaggio di Nord Stream, un anno dopo N.d.R.] ai polacchi o alla reazione russa iniziata il 1° aprile. Steffen Seibert, portavoce del Cancelliere Angela Merkel, non ha fatto riferimento agli incidenti nel suo profilo Twitter. La Merkel non ha detto nulla. Quando Merkel ha tenuto una videoconferenza con il Presidente Vladimir Putin e il Presidente francese Emmanual Macron il 30 marzo, non c’è traccia di menzioni agli incidenti del Baltico.

Il blackout tedesco è un avvertimento a Varsavia, e anche a Washington, di non contare sul sostegno tedesco se le loro minacce di attacco dovessero portare a un impegno militare diretto. Si tratta anche di una minaccia di veto tedesco se Blinken, i polacchi e gli ucraini faranno pressione per un intervento della NATO.

LE INDAGINI

In questa sezione finale, terremo conto di alcuni significativi sviluppi nelle indagini:

  • 14/10/22: Il progetto di investigazione congiunta tra Danimarca, Svezia e Germania viene definitivamente accantonato dalla seconda. Ogni paese procederà per investigazioni separate, e la Svezia annuncia che non condividerà i risultati delle sue indagini.
  • 15/10/22: A 3 settimane dall’incidente, il partito di sinistra tedesca “Die Linke” presenta un’interrogazione parlamentare al governo. Le risposte che ottiene sono due: In primis, le autorità tedesche non hanno ancora effettuato nessuna rilevazione sul luogo; in secundis, il governo pone il segreto di stato riguardo alla domanda di “quali navi NATO o russe” fossero presenti nell’area in quei giorni, rifiutandosi di fornire informazioni persino al “COPASIR” tedesco

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